Gaetano Longo
POESIE DELLA COSTA

Le radici del cuore


Il “topos” del viaggio, così profondamente radicato nell’immaginario della nostra cultura, si fa allegoria del tempo, come dei percorsi della conoscenza e della consapevolezza di sé.

Il viaggio di René coglie i frutti di una maturità che si rapporta al mondo con un abbandono contemplativo e vibrante al contempo. L’alter-ego per mezzo di cui il poeta si cela, e si svela, è un assetato viaggiatore che assapora le esperienze della vita da intenditore: in questa succinta silloge, due “luoghi” eletti connotano il suo viaggio: la donna e la terra. Vi approda godendone a sorsi intensi, “ubriaco dei vita e di illusioni”. La metafora del marinaio che aspetta le sorprese della vita venirgli incontro si fa più ampliata metafora di un armonico modo di porsi: senza aggredire, senza tormenti, egli accetta pienamente che siano le esperienze a sfiorarlo, a toccarlo; in tale filosofia esistenziale il poeta e l’uomo svelano il loro segreto, che pare essere quello di esercitare la scienza di vivere con i sensi ben desti, pronti a saper riconoscere ed accogliere in se ciò che esse offrono, quando passano come richiami, come occasioni, come doni. “Poemas costenos”, “poesia della costa”: l’oceano che Renè vede è un mare che non allontana o separa, ma porta le avventure della vita, rimescola il vasto inconscio che emerge alla superficie della coscienza facendosi poesia come anelito alla felicità.
La vita è un susseguirsi di fasi: l’alter-ego René si spegne, ad un certo punto, artificio del poeta che ha consumato una fase, per poi salpare verso un nuovo viaggio; ma oltre, “il futuro è… un vestito grigio deforme e duro”: nel presente l’uomo sta al sicuro, “hic et nunc” – “qui ed ora”-, il resto, dovrà trovare i colori e le forme di una possibile, nuova, “sete”.
René, che “si imbarcò e non smise mai di viaggiare”, è quella parte latina in cui il poeta si identifica: parafrasando Stendhal, “patria è dove mi sento a casa”. E René pare spalancare al poeta le porte di quest’apparenza profondamente vissuta.
Felicità e malinconia convivono, ma la prima prevale su quest’ultima, per quell’indole solare che afferma un’affinità elettiva con la terra che lo accoglie, a cui chiede di riconoscerlo come figlio.
Versi fluenti, spesso musicali come una canzone, si liberano sciolti e chiari, e cogliamo l’identificazione, in una passione totalizzante, della dualità donna-terra al leggere questo pensiero d’amore: “I tuoi occhi sono la luce/di questi caraibi caldi”, così come l’esigenza di esprimersi compiutamente nei due idiomi, lo spagnolo e l’italiano, registra e suggella un arricchimento culturale ed affettivo, alimentato da un mondo che lo ha conquistato a sé definitivamente, con il quale il dialogo non ha soluzione di continuità


Roberto Ambrosi