Sergio Penco
POESIE INEDITE

Il luogo comune non abita qui; il poeta si diverte a far lo sgambetto a qualsiasi prevedibilità, rilassatezza emotiva, evocativa, linguistica. Il divertimento erudito della sua scrittura ardita pungola il lettore, svelando la modernissima concezione di uno stile originale, facondo e fecondo. Egli coglie così gli aspetti della realtà, su cui si affaccia graffiando la ruggine di scontate assertività e facendo brillare la sua visione disincantata e caustica, di cui “topos” geograficoe metaforico è Trieste, dove un mitteleuropeo musiliano “uomo senza qualità” da un gattesco rifugio indugia sogguardando il mare esistenziale, in cui rispecchia la propria malinconia e l’aspirazione a farsi altro, verso una mutazione, forse, liberatoria. Trieste-mare è matria-patria orfana di illusioni che non siano leopardiane, elemento cangiante per elezione, grande metafora e simbolo della vita e delle sue dolorose trasformazioni; poeta anti-lirico, non conosce abbandoni, “perché siamo prosastici e canaglia/e guitti controvoglia”.
Leggere Sergio Penco è anche lasciarsi fascinare da una sapiente congerie di immagini attinte alla vita quotidiana, alla letteratura, ai nostri vecchi e nuovi archetipi, assemblate e mescolate in un flusso di pensiero che felicemente si compie in poesia che vuol farsi linguaggio chiaro, antiretorico, come quello di un amico che conversa con l’interlocutore….
Sergio Penco, poeta attualissimo e universale nel cogliere con ironica pacatezza il tramestio del teatrino del mondo, pare dire tra sé e sé: “ma quanta fatica sprecata”… Ed ancora, il pessimismo penchiano si esprime qui , in questi versi, pur non parenetici, ma dalla cui sostanza emerge la vita che la città-mondo emargina e ignora. Gatti e uccelli, osterie e moti marini: e l’orizzonte? I confini dell’uomo valicano l’uomo stesso? Ebbene no, quest’umanità è arbitra di se stessa, ma immola il libero arbitrio “in cento e cento Campo dei Fiori”.

SERGIO PENCO è nato a Trieste nel 1943.
Ha pubblicato quattro raccolte di poesie: “Guadalajara” (Rebellato Editore, 1978); “Ballate dal Mary Celeste” (Istituto Giuliano di Storia C.D., 2002); “Ballate di Cane Nero” (Sciascia Editore, 2002) e “Con una rosa dei Venti tra i denti” (Hammerle Editori, 2009). E’ presente da molti anni su svariate riviste, anche straniere, e antologie.
Per la sua attività poetica ha ricevuto numerosissimi premi a concorsi di carattere nazionale, e suoi versi sono stati tradotti in inglese, francese e sloveno.