Annamaria Ducaton
EFFULGURAZIONI

Annamaria Ducaton
“…..Mi basta un’immersione nell’anima e vedo l’universo.” (Alda Merini)


Annamaria Ducaton, cresciuta in un ambiente familiare culturalmente fermentante da lungo tempo si è imposta sulla scena locale ed internazionale, grazie alla pregevole produzione pittorica che contribuisce ad un elevato confronto artistico, cosmopolita e vivificante; in particolar modo, ma non solo, ha colpito l’interesse del pubblico e della critica creando dei cicli attorno a personaggi famosi che per varie vie ispirative l’hanno intrigata e sensibilizzata: è, ad esempio, il caso del ciclo pittorico su Anna Frank, sul compositore Gustav Mahler, ed ancora, su Franz Kafka, continuando felicemente su Ibsen.
In quest’occasione, viene riproposta la prima raccolta di pensieri poetici dal titolo “Proiezioni di un infanzia”, del 1977, introdotta dalla squisitamente edotta presentazione di Ennio Emili.
Il linguaggio pittorico di Annamaria Ducaton si sviluppa con un realismo in cui la natura gioca un ruolo determinante, in un legame costante e quasi categoremico con l’artista, realismo rivisitato con immaginosa, sensuale, pregnanza fantastica, con apporti surreali, impreziositi da raffinati elementi dalla klimtiana matrice secessionista. Ed il risultato finale si compie nell’opera cromaticamente graffiante, turbata da intense inquietudini interiori; una sorta di “espressionismo surrealistico”. Ritroviamo nell’analisi di Giulio Montenero una felice lettura della creazione dell’artista: “fantasia calda, viva, irruente… che si esprime con verità, forza e delicatezza, senza lasciarsi attrarre dall’imitazione”.
La composizione centrale, perno della struttura della tela, spesso “felici effulgurazioni”, “lampo intuitivo” per slancio e per forza espressiva, si arricchisce nel contorno, dal raffinato ed elegante decorativismo, con particolari ricerche materiche, sì da regalare immagini di rara ed efficace preziosità.
Ebbene, le sue poesie sono espressione, inevitabilmente, di tale estetica e sensibilità, in cui eleganza, raffinata essenzialità, emozione e meditazione, si fondono, fissandosi nell’icasticità linguistica dagli echi propri di una poesia visiva, e talvolta ci ricordano un perfetto frammento lirico greco.
Annamaria, nel duplice linguaggio della sua arte, si abbandona al proprio sentire, per cui la forma acquista quella peculiare immediatezza nell’elaborazione del flusso ispirativo, ricercata nella soluzione estetica, quanto assolutamente libera nel guardare in faccia la propria verità esistenziale. Ed ecco che l’effulgurazione è totalizzante: “un attimo durato un eternità”, “oblio prolungato”, “desiderio di occhi chiari”, “sentimento d’amore”; ed ancora, immagini dal potere evocativo di preziosi lucori, morbide sensuali malinconie: “in una danza leggera”, “collana di gocce di mare”, “lacrime diventando perle”, “irto e candido scoglio”, “perla di mare”, “gioco di nuvole”.
Mi piace concludere citando le parole di Daniela Mugittu, intercalando alcuni versi della poetessa: “l’essenza della poetica di Annamaria Ducaton si presenta come particolare momento di una vicenda operativa – Il mio pensiero sembra un volo di gabbiano, calmo all’apparenza ma acuto nella sostanza – che appare, in certe situazioni, sul punto di abbandonarsi a pensieri struggenti, i quali, però, di fronte agli istanti di cedimento – Mi rifugio nel sogno solo per riparare la mia coscienza – e alle riflessioni sul destino di tutto ciò che si rivela, comprendendo anche i segni fatali della morte – La morte divenuta breve, improvvisamente – vengono spesso bilanciati dall’artista attraverso pause di meditazione sugli eterni valori della speranza – Non posso vivere in solitudine – La possibilità di essere almeno una volta se stessi – e dell’universalità delle emozioni – Perché mai bisogna rinunciare all’idea di un pensiero d’amore? - ”.

Naturalmente, Ducaton.

Roberto Ambrosi